Acqua e Pace

Legambiente, con il contributo di UNHCR ha presentato il dossierAcqua, conflitti e migrazioni forzate: la corretta gestione delle risorse idriche come strumento di stabilità e pace”.

(UNHCR: United Nations High Commissioner for Refugies, l’Agenzia ONU per i rifugiati)

Acqua, conflitti e migrazioni forzate

La crisi idrica globale, diretta conseguenza della crisi climatica (che si manifesta con l’intensificarsi di eventi meteorologici estremi, come siccità, alluvioni e tempeste) e della gestione insostenibile delle risorse idriche, rappresenta una minaccia per il Pianeta ma anche per la pace.
Infatti, la gestione e il controllo delle risorse idriche porta sempre di più all’aggravarsi di tensioni e conflitti nelle aree più vulnerabili.

In questa pagina presentiamo i contenuti maggiori dell’incontro online di presentazione del dossier che si è tenuto il 16 aprile 2024 e a cui hanno partecipato:

  • Vanessa Pallucchi, Vice Presidente Legambiente Nazionale
  • Barbara Meggetto, Presidente Legambiente Lombardia
  • Marzio Marzorati, Legambiente Lombardia
  • Cristina Franchini, UNHCR rappresentanza per l’Italia, la Santa Sede e San Marino
  • Francesco Vignarca, coordinatore campagne della Rete Pace e Disarmo
  • Don Michele, Sacerdote fidei donum della diocesi di Milano in missione a Monze, città dello Zambia

Tra il 2000 e il 2023 sono stati ben 1.385 i conflitti che hanno visto la risorsa idrica come fattore scatenante o come arma contro e popolazioni. Crescono le migrazioni forzate.

Barbara Meggetto, facendo riferimento al lavoro fatto da Legambiente Nazionale e dall’UNHCR, pone l’accento sulle sofferenze delle popolazioni che origina dalla sofferenza idrica e causa di conflitti.
I conflitti sono come un’onda, dal’Ucraina al Medio oriente e nel mondo: si allargano come un’onda che non si riesce a fermare.

Vanessa Pallucchi: quando Legambiente ha pensato come onorare la giornata del 22 marzo (Giornata Mondiale dell’Acqua) abbiamo deciso di sviluppare intrecci di conoscenze e testimonianze per portare alla luce i vari legami e le nostre riflessioni anche sui legami fra guerre e accaparramento delle risorse petrolifere. Ma mentre del petrolio si potrebbe fare a meno, l’acqua è condizione di vita.

Se il tema della gestione dell’acqua è poco presente nell’agenda politica, lo è invece molto nei territori. Fondamentale è la conoscenza ma è necessario confrontarsi e prendere coscienza del lavoro nei territori che pongono al centro i beni comuni.

Marzio Marzorati spiega che il dossier, accessibile a tutti dal sito di Legambiente, è stato realizzato grazie al contributo di UNHCR.
Un grazie va anche a Rete Pace e Disarmo, di cui Legambiente fa parte.
Importante ricordare anche i conflitti in Ucraina e a Gaza, dove l’acqua viene usata come strumento di pressione.

Cristina Franchini: Mi occupo di tutela dell’ambiente nei campi rifugiati e con Legambiente abbiamo cominciato a parlare anche di cambiamenti climatici per portare il tema a tutti perché purtroppo di queste questioni si parla ancora poco.
Dati al 2023: 114 milioni di persone costrette alla fuga ed erano 110 milioni alla fine del 2022.
L’incremento dovuto a Sudan e Ucraina, Repubblica Democratica del Congo, Myammar, Somalia e Afghanistan.
Il maggior numero degli spostamenti sono interni. Più di 32 milioni di movimenti forzati (nel mondo) avvengono a causa di disastri ed eventi legati al clima.
La crisi climatica è in realtà una crisi umanitaria.
Grazie ad un progetto sostenuto con fondi stanziati dal Governo italiano, è stato ampliato l’acquedotto di Agadez (Niger) nel cuore del deserto del Sahara. UNHCR e i partner hanno potuto costruire altri 12 km di acquedotto per permettere a oltre 2.700 persone rifugiate e richiedenti asilo che vivono lì e alle comunità ospitanti di avere accesso all’acqua, con il duplice obiettivo di promuovere una convivenza pacifica tra le comunità.
Inoltre, l’UNHCR ha convertito ad energia solare 295 pozzi con un risparmio annuo di oltre 20.000 tonnellate di CO2.
Ricorda l’impegno di UNHCR sui programmi di WASH (pulizia igiene e disinfezione in emergenza).
Cita le parole di Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite:
“Il tempo per i piccoli passi è passato, ora servono cambiamenti trasformativi
”.

Don Michele, in collegamento dallo Zambia: Lo Zambia è un paese ricco d’acqua grazie allo Zambesi (2.574 km che termina il suo percorso nell’Oceano Indiano) e ad altri fiumi tra cui il Luangwa (770 km) e il Kafue (1.576 km).
Si è molto puntato sull’energia idroelettrica e sono state costruite tre dighe ma purtroppo il potenziale idroelettrico dipende dalle piogge che cadono di anno in anno.
Questo ad esempio è un periodo di siccità: è piovuto solo a gennaio e fino a ottobre/novembre non pioverà più.
Il raccolto non c’è stato e il mais, che rappresenta il raccolto principale, dovrà essere acquistato a prezzi molto alti.
Alcuni pozzi si sono seccati e il problema è molto serio perché un solo pozzo serve generalmente più villaggi e così alcuni villaggi si sono dovuti spostare.
Poi c’è il problema del bestiame. Anche gli animali devono bere.
Speriamo che il governo possa fare qualcosa.
Ricorda che le grandi aziende agricole non hanno problemi perché lavorano con l’irrigazione.
Avanza la deforestazione per creare nuovi terreni da coltivare.

Francesco Vignarca tratta della relazione tra crisi politica e guerra e della necessità di trasformare l’economia.
Ricorda il primo convegno nazionale tenutosi a Trento nell’ottobre 2022 durante il quale è stato introdotto il tema del disarmo climatico (si veda anche su Youtube la registrazione dell’evento: “La guerra ci costa un mondo”).

Le conseguenze della scarsità di accesso all'acqua

La scarsità di acqua mette in crisi anche la produzione di cibo riducendo la sicurezza alimentare.
I cambiamenti climatici stanno già da tempo influenzando l’accesso all’acqua causando gravi fenomeni estremi: siccità e inondazioni.

Acqua e pace. Fonte Unhcr - Antonia Vadala

Questi, se accompagnati ad una scarsa – e a volte assente – attenzione a una corretta gestione delle risorse idriche esistenti, sono tra i principali fattori che contribuiscono alla crisi idrica mondiale.
Siccità, inondazioni e tempeste inoltre concorrono alla contaminazione dell’acqua potabile e alla successiva diffusione di gastroenteriti e allo scoppio di vere e proprie epidemie.
L’Unicef riporta che 2,2 miliardi di persone vivono ancora senza acqua potabile e che 115 milioni di persone bevono acqua dei fiumi o dei laghi.
I benefici nella gestione delle risorse idriche e in strutture igienico sanitarie sono stimati di circa quattro volte superiori ai costi in quanto possono migliorare la salute, la produttività, l’ambiente e i risultati nel sociale.

Acqua e pace. Fonte Unhcr - Mary Sanyu Osire

Legambiente ha monitorato il numero degli eventi estremi in Italia.
Secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, dal 2010 al 31 dicembre 2023 nel nostro paese, su 1.947 eventi meteorologici estremi, sono 1.168 quelli che hanno coinvolto la risorsa idrica, per il suo eccesso o la sua assenza: 694 allagamenti, 174 esondazioni fluviali, 127 danni da grandinate, 87 frane da piogge intense, 86 eventi con danni da siccità prolungata.

L'acqua come strumento di pace o di conflitto

Acqua e pace. Fonte Unhcr - Hélène Caux

Il Pacific Institute – Reimaging Water for a Changing World tiene traccia degli eventi in cui le risorse idriche sono state causa di conflitti, in cui la violenza è stata scatenata per l’accesso o il controllo dell’acqua e in cui l’acqua è stata usata come arma.
I dati mostrano un primo picco nel 2012 e un continuo incremento a partire dal 2017.
Negli ultimi anni sempre più esperti hanno ipotizzato e dimostrato il collegamento tra i cambiamenti climatici e l’aumento degli scontri armati (guerriglia o vere e proprie azioni militari) che costringono le persone a migrare.
Solide evidenze empiriche dimostrano come gli eventi estremi a insorgenza improvvisa contribuiscano in maniera rilevante agli spostamenti forzati.
Molte persone costrette alla fuga si trovano in quelle che possono essere definite “trappole climatiche”, cioè insediamenti esposti a gravi rischi climatici (ad esempio in Sudan Orientale nel 2021 o in Balgladesh dove i rifugiati Rohingya sono insediati su terreni altamente esposti a cicloni, tempeste, inondazioni e frane).
Nove disastri climatici su dieci sono legati all’acqua.

Fare pace con la natura

Marzio Marzorati ricorda come Legambiente sia attiva nella diffusione del “Laudato Deum”, l’appello accorato di Papa Francesco in difesa dell’ambiente e per la giustizia climatica (un intero articolo al riguardo è stato pubblicato su La Nuova Ecologia di Legambiente del mese di ottobre 2023).
In chiusura, Marzio Marzorati cita l’importanza dell’economia circolare dell’acqua. Dal documento “Ciclo dell’acqua ed economia circolare”, Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ENEA, Alma Mater Studiorum Università di Bologna – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari : “L’urgenza è dettata dalla progressiva diminuzione della disponibilità della risorsa “acqua” che già oggi, secondo l’Unione Europea, costituisce un problema grave per almeno il 17% del territorio europeo.
Per favorire l’utilizzo di fonti alternativa di acqua, di recente il Parlamento Europeo ha approvato il nuovo regolamento sul riutilizzo delle acque reflue.
Nei tre anni previsti per la sua effettiva entrata in vigore, dovranno essere risolti i nodi strategici che interesseranno l’intera filiera idrica”.

È quindi necessario un impegno collettivo nell’affrontare le sfide che si presentano e per garantire l’accesso all’acqua come diritto fondamentale

Barbara Meggetto afferma che bisogna continuare a lanciare messaggi all’esterno.
Forse una parte dei giovani italiani non ha ben compreso.
Ha fatto un test con suo nipote: “Cosa faresti in caso di minaccia di guerra?”
La risposta è stata “Abbracciare un fucile”.
La visione è un po’ da videogioco, ma è importante far capire che c’è un altro modo per servire il proprio Paese.

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